“Proprio oggi no! Ma
succedono tutte a me? Il bambino si è bagnato i pantaloni e io ho dovuto
cambiarlo, la signora mi ha sgridato e ho dimenticato le bietole e la prescinseua in
cucina. D’altronde è stata un’emozione forte anche per me, veder partire quella grande nave dal
porto, il ponte stracolmo di vita, di gente festante perché va prendersi la
“Merica”. Uomini con la valigia e le scarpe buone a tracolla, donne con i
fagotti e i bambini urlanti, stanchi e sporchi, in attesa da giorni ……e molti
non avevano mai visto il mare. E poi quei fili di lana che li tenevano legati
ai loro familiari, finchè il lento incedere della nave li ha strappati, dividendo, forse per sempre, le loro vite. Genova pullula sempre di gente ormai, e oggi è giorno di
partenze per il Sud-America…. Ma come ho fatto a dimenticarmi gli ingredienti per la
pasqualina a casa della signora?….come farò? mio marito mi aspetta, i suoi
ospiti mi aspettano…..”
No,
non sono impazzita, concedetemi questa licenza poetica, è che dopo aver letto
la ricetta di questo mese per MTC mi sono immedesimata nella tata Milia, la cui
ricetta della torta pasqualina, tipico piatto genovese, è una delle versioni da
rifare e/o modificare. Ho iniziato a pensare che una ricetta di almeno 100 anni
fa, tramandata da madre in figlia, che ha origini antichissime, non poteva
essere violata sostituendo gli ingredienti più classici con elementi esotici.
Ho
iniziato a fantasticare di una Genova dei primi del ‘900 in piena crescita industriale,
crocevia dell’emigrazione italiana verso le Americhe. In quel periodo sorsero
le agenzie delle compagnie di navigazione, i punti di ristoro, le taverne, le osterie
e le pensioni e la zona intorno al porto era un continuo pullulare di gente che
stazionava per giorni prima di salire sulla nave. Edmondo De Amicis che nel 1884
salì sul Galileo per andare in Argentina invitato dal direttore del “Nacional” scrive:
“La maggior parte, avendo passato una o
due notti all’aria aperta, accucciati come cani per le strade di Genova, erano
stanchi e pieni di sonno. Operai, contadini, donne con bambini alla mammella,
ragazzetti che avevano ancora attaccata al petto la piastrina dell’asilo
infantile, passavano, portando quasi tutti una sedia pieghevole sotto il
braccio, sacche e valigie d’ogni forma alla mano o sul capo, bracciate di
materassi e di coperte, e il biglietto col numero della cuccetta stretto fra le
labbra. Delle povere donne che avevano un bambino in ciascuna mano, reggevano i
loro grossi fagotti coi denti; delle vecchie contadine in zoccoli, alzando la
gonnella per non inciampare nelle traversine del ponte, mostravano le gambe
nude e stecchite; molti erano scalzi, e portavan le scarpe appese al collo…” (Sull’Oceano,
1889)
Ho
immaginato Milia, una signora corpulenta, buona, forte, concreta seppur analfabeta, povera
e dedita solo al lavoro e ai figli. Se un giorno si fosse trovata a dover fare
la torta pasqualina per gli ospiti dell’osteria di suo marito, ma le fossero
mancati gli ingredienti per farla in modo tradizionale…che cosa avrebbe utilizzato? Quello che in
una casa ligure non poteva e non può mai mancare: le patate, il pesto e i
fagiolini.
Farina
0 300 gr
Olio
30 ml
Sale
Vino
bianco secco ½ bicchiere
Acqua
½ bicchiere
Patate
3
Parmigiano
grattugiato 50 gr
Fagiolini
50 gr
Uova
3
Ricotta
250 gr
Limone
1
Per
il pesto:
Basilico
ligure
Aglio
Pinoli
Parmigiano
Olio
evo
Impastare
300 gr di farina “0” con sale, 30 ml di olio, ½ bicchiere di vino bianco secco
e circa ½ bicchiere di acqua bastante per una pasta morbida (circa 150 gr di
liquidi), ma non appiccicosa. Dividere in 5 palline e fare riposare coperta
almeno 1 ora, meglio 2.
Pulire
le patate e i fagiolini e farli lessare in acqua bollente salata. Scolateli e
lasciare raffreddare. Passate le patate al passaverdure, tagliate i fagiolini a
piccoli pezzi.
Unire
gli ingredienti (io non uso mai dosi precise per fare il pesto) per fare il
pesto nel mortaio o nel mixer.
In
una ciotola lavorare 250 gr di ricotta alla quale si sarà aggiunto il succo di
mezzo limone con 50 gr circa di parmigiano grattugiato, il pesto, sale e pepe.
Stendere
una pallina in una sfoglia sottile e foderare il fondo e le pareti di una
teglia tonda (diametro 22-24) unta d’olio facendola un poco debordare (ungere
anche il bordo della teglia altrimenti la pasta si strapperà quando si dovrà
arrotolarla) Ungere la pasta di olio con il pennello, stendere la seconda
sfoglia. Versare dentro i fagiolini e le patate, sopra il composto di formaggio
e pesto.
Poi
con il dorso di un cucchiaio fare 3 o 4 incavi a distanza regolare e in ognuno
rompere un uovo; salare e pepare e versare un filino d’olio su ognuno. Le altre
3 sfoglie devono essere tirate sottilissime e non devono assolutamente avere
buchi;
Tirare
la prima delle tre sfoglie e coprire il ripieno facendo debordare la sfoglia di
lato. Ungere bene la superficie con un pennello o con le dita delicatamente
(sotto ci sono le uova intere!!!). Appoggiare la seconda sfoglia, ungere bene,
appoggiare al bordo una cannuccia per soffiare aria fra uno strato e l’altro di
pasta del coperchio, appoggiare l’ultima sfoglia e ungete anche questa molto
bene. A questo punto arrotolare il bordo a cordoncino (se è troppo tagliarne
una parte con le forbici).
Quando
è ben gonfia come un palloncino togliere rapidissime la cannuccia e sigillate
l’apertura.
Infornare
a 180° per 40-50 minuti o fino a doratura della pasta. Appena
tolta dal forno spennellare delicatissimamente di olio.
Raffreddandosi la pasta
si ammorbidirà e, se l’avrete fatta abbastanza sottile, scenderà come un velo!
Con questa ricetta partecipo all'MTChallenge di settembre
oh, signora mia, anche l' immedesimazione storica!!! ma qui è come andare al cinema.. anzi, meglio! perchè al posto dei pop corn c' è una generosa porzione di torta pasqualina!
RispondiEliminami piace l' interpretazione che non rende irriconoscibile la ricetta originale :O)
tra qualche giorno mi ci metto pure io... aiùùùto!
bacino!
Si infatti ci sarebbero da pagare 5 euro per il biglietto, :P. Aspetto la tua versione che sarà perfetta come al solito.
EliminaFantastico questo excursus su Genova e la tata Milia! Come fantastica questa torta pasqualina, rivisitata ottimamente!!! Grandissima Annarita, magistrale!:D un bacio
RispondiEliminaGrazie Margò sei troppo buona. Buona giornata.
EliminaQuesto post è stu-pen-do!! La torta è a dir poco meravigliosa e il racconto di come ti sei immedesimata nella tata mi ha incantata! Bravissimissima! Un bacio
RispondiEliminaGrazie Elisa, avevo il timore di essere un pò uscita di senno. Sono contenta che ti sia piaciuta. Ciao cara.
EliminaSe mia nonna fosse ancora viva, oggi avrebbe compiuto 99 anni. E' stata la mia seconda mamma e gran parte dell'amore che ho per Genova nasce proprio dai suoi racconti, che sono stati il basso continuo dei nostri discorsi, interrottisi una manciata di anni fa.
RispondiEliminaDa allora, ogni anno, il 20 settembre capita qualcosa che me la riporta alla memoria in modo ancora più vivido di quanto non succeda ogni momento dell'anno. E la prima cosa che ho visto, stamattina, è stato questo tuo post.
ti spiace, se ti dico solo grazie?
Alessandra mi hai fatto emozionare....sono io che ti dico grazie. Io una nonna non l'ho mai avuta e l'ho sempre cercata nelle nonne altrui..un pò t'invidio. Buona giornata.
Eliminaadoro le ricette con influenza ligure perchè alla fine la considero la mia seconda regione.tutto i sapori e profumi sono decisamente unici ed inconfondibili peccato che a Celle non trovo la prescinseula.
RispondiEliminaottima torta salata!
Grazie Lucy, anche a me piace molto la Liguria e, anche per ragioni di vicinanza geografica, ci vado spessissimo. Cia a presto.
EliminaEcco mio papà si sarebbe commosso a leggere questa immaginaria storia della sua tata. Ne parlava con riverenza, ma non mi ha mai raccontato molto di una vita o di una famiglia sua. Comunque non poteva essere molto diversa da quella immaginata da te.
RispondiEliminaGrazie per questo racconto immaginato si, ma su dati storici che hai amorevolmente cercato.
E la pasqualina maritata al polpettone genovese mi fa una tenerezza che non hai idea!
Bellissima invenzione, grazie, vitto
Confesso che temevo un pò il tuo giudizio...mi hai tolto un peso. Ogni volta che rileggevo la ricetta mi soffermavo sulla tata Milia ed ho cominciato a fantasticare. Il resto è venuto facilmente visto che ho lavorato per 10 anni in una Fondazione che si occupa della storia dell'emigrazione italiana nel mondo e, con la quale, abbiamo collaborato ad una mostra che credo sia diventata permanente, al Galata Museo del Mare a Genova . Mi fa davvero MOLTO piacere che l'idea sia piaciuta a te e Alesssandra. Grazie a te. Ciao a presto.
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