giovedì 19 marzo 2015

Bunyols de vent.....per festeggiare tutti i papà





Quando Dario era piccolino (come se ora fosse grande), all’asilo e alla scuola materna la festa del papà o della mamma era un momento speciale perché, potevi star certa che, quando andavi a riprenderlo, aveva un disegno, un lavoretto, una poesia, in tutti i casi una sorpresa per noi. Era emozionante vedere gli occhi lucidi del papà che leggeva la poesia o che guardava quelle macchie di colore astratte dove invece lui diceva di aver fatto il suo ritratto. Ricordo un anno una sorta di carta d’identità del papà speciale con pregi e difetti scritti dalla maestra e usciti dalla ingenuità del pupo: da ridere e da vergognarsi insieme per la troppa verità uscita da quella sua santa boccuccia. 

Quando era il turno della poesia, la parte più piacevole era farlo stare in piedi sulla sedia davanti ai parenti a declamare, tutto d’un fiato (prima di dimenticarne dei pezzi), le poche righe imparate a scuola e riscuotere l’applauso di tutti. 



Un anno davanti ad una discreta platea di parenti recitò con enfasi una lunga poesia e riuscì a strappare lacrima e applausi lunghissimi. La cuginetta di un anno più piccola, in un moto di gelosia e sana competizione, pretese il suo quarto d’ora di celebrità e montò sulla sedia per recitare, non si sapeva bene cosa visto che nella sua scuola non usava far imparare poesie. Dopo un lunghissimo minuto di silenzio, pronti ad applaudire qualsiasi strofa la sua mente fantasiosa potesse partorire, lei se ne uscì con “L’Eterno riposo dona a loro o Signore…..” ci sganasciammo dalle risate, anche ora se ci ripenso rido da sola come una scema… d’altronde le suore della sua scuola non le facevano imparare le poesie ma le preghiere sì e lei aveva scelto proprio quella.


Sono momenti talmente intensi e belli che mi dispiace, ora che il pargolo è alle elementari, che si sia persa questa sana abitudine. Il papà ha tutti i suoi regalini in ufficio dalla prima manina di 1enne impressa nel biglietto di auguri, all’Oscar di miglior papà che ha voluto comprargli l’anno scorso. Quest’anno ha scritto una letterina e ci sarà da divertirsi a vedere papi piangere di commozione e felicità.

Non mi piacciono le feste comandate, chi mi conosce lo sa che proprio non le sopporto ma, questa festa come quella della mamma e quella più recente dei nonni, le sento tanto, merito del mio papà e della mia mamma che oggi sono nonni straordinari.

Un augurio a tutti i papà che sono, che lo sono stati, che lo saranno e che avrebbero voluto essere ma, soprattutto ad uno….al mio.


Mi sono innamorata di questa ricetta appena l’ho vista, sarà che ho un debole per tutto quello che è catalano compresa la Mai che è una di quelle persone che vorrei stesse più vicino a me per poterla frequentare. Sono frittelle catalane appunto, che si fanno per la festa del papà e hanno questo nome bellissimo perché dentro sono vuote, hanno una consistenza impalpabile come il vento. Si chiamano anche caragirarts perché si girano da sole in cottura..... e ti fanno impazzire.

La ricetta è di Mai e proviene dal tema del mese di un MTC dello scorso anno.
Per una quarantina di bunyols:
Latte intero 125 ml
Farina (setacciata)75 g
Burro 60 g
Uova biologiche 3
Sale un pizzico
Zucchero 1 cucchiaio scarso 
Scorza grattugiata di 1/2 limone biologico
Olio di oliva q.b. per friggere
Zucchero a velo a piacere

In un pentolino versare il latte, il burro, lo zucchero e il sale e portare al punto di ebollizione. Versare la farina e cominciare a mescolare senza smettere, per un paio di minuti finché l'impasto si stacca dai bordi. A questo punto togliere dal fuoco e aggiungere un uovo minimamente sbattuto e amalgamarlo all'impasto. Inizialmente la pasta si divide ma mescolando con tenacia l'uovo verrà assorbito. Incorporare in questo modo il secondo uovo e poi il terzo, sempre aspettando di amalgamare bene l'uno prima di versare l'altro. Unire la scorza di limone grattugiata e mescolare.
A parte, mettere un altro pentolino con dell'olio sul fuoco e quando questo è ben caldo, attenzione a non farlo fumare, versare delle piccole palline d'impasto aiutandovi con due cucchiaini.
Per il resto si fanno da soli le palline si gireranno da sole, in modo di cuocersi da ambo i lati, consiglio comunque di prendere una paletta per aiutarli a girarsi.
Una volta fritti trasferirli su della carta assorbente e spolverare con dello zucchero a velo quando sono ancora caldi in modo che ne assorbano di più.

8 commenti:

  1. Anche se oggi è la festa del papà, io l'abbraccio lo mando dritto dritto al tuo bimbino d'oro!
    Un bacione!

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    1. Grazie Ilaria, è tanto dolce e in queste occasioni si dimostra un tenerone.

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    1. Si Sabrina e poi sono delicate e soffici, per niente unte o pesanti. Da rifare all'istante.

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  3. Dalla foto sembrano davvero sofficissime. Penso che nessun papà saprebbe resistere di fronte ad una dedica così dolce!

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    1. Figurati, il mio è golosissimo e Michele adora le frittelle perciò non c'è storia. Grazie mille. a presto.

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  4. Povera piccina :) Mi ha fatto sorridere questa piccina che recita L'Eterno Riposo. I bambini sono meravigliosi proprio per la loro ingenuità :)
    E questi bunuelos sono favolosi e golosi :)

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  5. leggendo immaginavo Dario recitare la poesia... e la parte dei pregi e difetti, chissà che risate davvero! Vostro figlio è troppo forte :) Ma l'idea de L'eterno riposo, diciamocelo, merita anche quella :D :D
    Mi ispirano tanto questi bunyols, chissà che riesca a prepararli presto...
    Un abbraccio e buon weekend :*

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