Vi è mai successo di scoprire la vostra città? Quella nella
quale vivete da sempre e che alla fine conoscete così poco? A me è successo: in
Garfagnana ci sono cresciuta eppure sono riuscita a scoprirla davvero solo
vivendo più lontana. Succede anche per luoghi vicini, in quanto tali diventano
poco appetibili per una gita eppure ogni tanto guardarsi intorno prima di
volare per mete lontane può diventare davvero piacevole.
Mi è capitato di andare a Prato qualche tempo fa per la
manifestazione Eat Prato un progetto nato per valorizzare il territorio pratese
e i suoi prodotti e di aver avuto una vera e propria illuminazione. Spesso sono
gli stereotipi a farla da padrone e mea culpa, di Prato conoscevo l’industria
del tessile e la recente chinatown, è sempre stata per me un luogo di passaggio
per andare a Firenze in auto o a Bologna in treno.
Vederla con le sue bellezze, la sua storia, la sua unicità
rivelata anche dai prodotti enogastronomici me la fatta apprezzare davvero
tanto. Di un luogo devi portarti a casa un bel ricordo e la voglia di ritornare
ed è successo a Prato.
Primo luogo di incontro dei blogger presenti è stata la
Tenuta di Artimino a Carmignano con i suoi 732 ettari di campagna toscana
coltivata a uliveti e vigneti.
Nel Ristorante Biagio Pignatta primo maggiordomo di Ferdinando I de Medici ci ha accolto la chef Michela Bottasso che con grande pazienza ci ha insegnato alcuni dei piatti tipici del ristorante.
Dopo il pranzo autoprodotto consumato nella splendida sala a vetri
del locale dalla quale si godeva un panorama unico siamo andati a visitare il cuore della tenuta la Villa “La Ferdinanda” residenza extra urbana del Granduca Ferdinando I dè Medici detta anche la villa dei cento camini costruita nel 1596 su disegno di Bernardo Buontalenti e inserita nella lista dei beni patrimonio Unesco.
Nel corso degli anni la villa passata da diverse proprietà, è stata privata degli arredi originali ma mantiene intatta il fascino di un tempo e angoli inaspettati.
Nel Ristorante Biagio Pignatta primo maggiordomo di Ferdinando I de Medici ci ha accolto la chef Michela Bottasso che con grande pazienza ci ha insegnato alcuni dei piatti tipici del ristorante.
Dopo il pranzo autoprodotto consumato nella splendida sala a vetri
del locale dalla quale si godeva un panorama unico siamo andati a visitare il cuore della tenuta la Villa “La Ferdinanda” residenza extra urbana del Granduca Ferdinando I dè Medici detta anche la villa dei cento camini costruita nel 1596 su disegno di Bernardo Buontalenti e inserita nella lista dei beni patrimonio Unesco.
Nel corso degli anni la villa passata da diverse proprietà, è stata privata degli arredi originali ma mantiene intatta il fascino di un tempo e angoli inaspettati.
La tenuta ha anche l’Hotel Paggeria Medica e appartamenti ospitati all’interno delle mura del borgo medievale di Artimino.
www.artimino.com nonché la fattoria dove viene prodotto il Camignano Docg e l’olio extravergine disponendo di 18.000 piante di olivo.
Poi il Palazzo
Pretorio e il museo custodito all’interno . dove si possono ammirare opere di Donatello, Filippo
e Filippino Lippi.
Una
interessante Lectio Magistralis Aldo Fiordelli, critico enogastronomico
delle Guide dell’Espresso : “I 300 anni del Carmignano” .ci ha introdotto alla
storia del vino che conquistò Caterina dé Medici.
Dopo il saluto delle autorità nel Castello dell’Imperatore, abbiamo potuto assaggiare i prodotti come la mortadella di Prato un salume cotto di antiche origini che si produce in piccole quantità ancoa oggiVengono utilizzate parti di maiale bollite aromatizzate con pepe nero, sale, polpa d’aglio pestato, macis coriandolo cannella garofano e l’alchermes che conferisce un inconfondibile profumo e un colore rosso.Ottima gustata con i fichi e con la bozza di Prato pane tipico della tradizione contadina realizzato con le farine locali, acqua e lievito madre senza sale.
Dopo il saluto delle autorità nel Castello dell’Imperatore, abbiamo potuto assaggiare i prodotti come la mortadella di Prato un salume cotto di antiche origini che si produce in piccole quantità ancoa oggiVengono utilizzate parti di maiale bollite aromatizzate con pepe nero, sale, polpa d’aglio pestato, macis coriandolo cannella garofano e l’alchermes che conferisce un inconfondibile profumo e un colore rosso.Ottima gustata con i fichi e con la bozza di Prato pane tipico della tradizione contadina realizzato con le farine locali, acqua e lievito madre senza sale.
Ho
assaggiato le mitiche pesche di Prato due semisfere di pasta lievitata farcite
con crema pasticcera e una bagna speziata all’alchermes, i biscotti di Prato già
conosciuti sulle tavole medicee simbolo del territorio che sono realizzati con
farina, uova, zucchero, mandorle intere, pinoli, vaniglia e scorza di limone.
Ultima ma non ultima la torta sette veli di Luca Mannori che
nel 1997 vinse il primo premio al campionato del mondo di Pasticceria. Un vero godimento
per il palato: sette strati diversi a base di cioccolato , un disco di cereali,
uno di pasta al cacao e una bavarese al cioccolato fondente e una alle nocciole
e una copertura di glassa a specchio.
E’ stata dura dover rientrare la sera e non godermi il
secondo giorno di blogtour con i produttori, avrei voluto conoscere
personalmente quelle piccole realtà che fanno di un territorio un luogo
speciale.
Con la mortadella ho voluto provare una ricetta che è un finger food , una versione salata della classica panna cotta .
Per la panna cotta:
panna fresca400 ml
parmigiano grattugiato 50 g
mortadella di Prato 30 g
colla di pesce 10 g
sale
pepe
Per la salsa ai pistacchi
pistacchi sgusciati una manciata
2 cucchiai di acqua calda
sale
pepe
Olio
Riempire 6/8 stampini piccoli e porli in frigorifero per almeno 3 ore .
Nel frattempo preparare la salsa ai pistacchi mettendoli in un mixer con sale, pepe e due cucchiai di acqua calda, frullare e aggiungere l'olio a filo fino a che si forma una salsa cremosa.
In un piatto stendere un cucchiaio di salsa poi sformare la panna cotta, adagiarla sul piatto e guarnirla con dei pezzettini di mortadella.
che splendida città, e che piatti...
RispondiEliminaChe belle queste immagini e quante delizie!
RispondiEliminaAlla prossima
Tutto stupendo! L'idea della panna cotta in versione salata la trovo davvero golosa e comoda x cambiare un po' menú. Io sono di parte: sono cresciuta a mortadella e parmigiano!!!
RispondiEliminaTutto stupendo! L'idea della panna cotta in versione salata la trovo davvero golosa e comoda x cambiare un po' menú. Io sono di parte: sono cresciuta a mortadella e parmigiano!!!
RispondiEliminaQuesta pannacotta mi sembra mitica! Nei tuoi racconti ho ritrovato tante cose che mi appartengono, come le famose pesche: quante ne ho mangiate da bambina! A presto (l'MTC è alle porte....) :-)))
RispondiEliminaQuesta pannacotta mi sembra mitica! Nei tuoi racconti ho ritrovato tante cose che mi appartengono, come le famose pesche: quante ne ho mangiate da bambina! A presto (l'MTC è alle porte....) :-)))
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