Quando mi sono rotta il piede, ho passato il primo giorno a disperarmi
per non sapere come avrei fatto a fare tutto, poi, grazie all’aiuto di molte
persone, gli appuntamenti del nanetto con la scuola e quelli sportivi si sono
sistemati e io mi sono ritrovata con molto più tempo libero e una gamba
ingessata da trascinare sulle scale e intorno casa. Se all’inizio, non avere il
controllo è disarmante, con il tempo ti abitui così bene che, ritornare alla
normalità, diventa faticoso.
In un certo senso,
essendo quella con la gamba ingessata, “godevo” di certi piccoli favori e di
attenzioni che non ho sempre nelle vita normale e, mi sono talmente abituata che,
una volta tolto il gesso, la felicità di aver ripreso la mia autonomia, di
guidare di nuovo, di gestire i miei impegni come volevo, si è scontrata con il disincanto.
Ora sono esattamente in quel limbo di chi non ha più l’impedimento ma, ancora
non è tornata del tutto come prima perché zoppico e il piede fa male ma, è in
grado di fare ciò che faceva prima e perciò deve pedalare. Non che voglia
lamentarmi, per carità, è sono una riflessione che faccio con me stessa (più o
meno) su come adattarsi ai cambiamenti sia comunque impegnativo, di come ogni volta che si pensa di non farcela poi ritrovi delle energie che non sapevi di avere.
Fermarmi per un po’ mi è servito per vedere la vita intorno da un altro punto
di vista, ora però è tempo di ricominciare a camminare e non solo in senso
fisico.
Quello che proprio non mi ha mai abbandonato in tutto questo periodo è stata la
voglia di cucinare e, appena ho capito come poterlo fare, ho subito ricominciato, con
buona pace di Giovanni Rana. Una sedia da ufficio, di quelle con le ruote e via
a sfrecciare tra il piano cottura, il frigo e la dispensa.
La ricetta oggi è di quelle da incorniciare perché è la
ricetta di una nonna, di quelle scritte a mano su un quadernino, di quelle
senza dosi precise, di quelle tramandate in famiglia. Ogni volta che pronuncio
la parola nonna scatta in me, in automatico, una sorta di tenerezza mista a
malinconia di chi le sue nonne non le ha mai conosciute ma che le ha cercate
sempre in quelle degli altri. Per me nonna significa dolcezza, quella che mia
mamma mi ha trasmesso parlandomi delle mie. Non le ho conosciute ma in qualche
modo le sento dentro.
La nonna in questione è quella della mia amica Anna che
gentilmente, e non senza insistenza da parte mia, ogni tanto mi regala una
ricetta. Questa del caffè in forchetta me l’ha data per ben 3 volte perché, ogni
volta, la perdevo e come un canetto bastonato tornavo a chiederla di nuovo, poi
non trovavo lo stampo giusto, poi non trovavo l’ispirazione e non la facevo mai…….
Fino ad oggi. Ammetto di aver sbagliato, dovevo farla prima e ora che l’ho
provata sarà un dolce che proporrò spesso. Alla ricetta originale ho aggiunto 2
cucchiai in più per dolcificare il caffè che altrimenti rimaneva troppo amaro
per me.
Il set della foto è quello di casa Adani, il caffè in
forchetta modello per un suo corso e, con buona pace di tutti….sbranato a merenda…
Caffè 3 macchinette da 6 tazzine
Uova 8
Zucchero 8 cucchiai +2 per il caffè + 2 per il caramello
Preparare il caffè e lasciar raffreddare.
In uno stampo di alluminio versare 2/3 cucchiai di zucchero
poi con l’aiuto di uno spargifiamma mettere sul fornello e aspettare che lo
zucchero si sciolga a formare il caramello. Far roteare lo stampo e spargere
bene.
Lavorare le uova con 8 cucchiai di zucchero, poi aggiungere
il caffè e trasferire tutto nello stampo. Il caffè deve essere freddo, al
massimo tiepido per non cuocere le uova lavorate con lo zucchero.
Cuocere a bagnomaria. Porre una pentola (verificare le
misure adatte prima) con l’acqua nel forno e accenderlo a 180°C. Inserire lo
stampo con il budino quando il forno è caldo per circa 40 minuti. Consiglio di
verificare con uno stecchino già verso i 30 minuti. Quando lo stecchino
risulterà pulito il budino è pronto.
Questo è un passaggio delicato perché se
il budino sarà troppo cotto inizierà a fare delle bolle e si asciugherà mentre,
se non è cotto abbastanza, al momento dell’impiattamento crollerà sul piatto da
portata.
Appena sfornato metterlo a raffreddare in acqua fredda,
bastano due dita. Una volta raffreddato metterlo in frigo per qualche ora,
meglio il giorno prima.
Al momento di servire passare la lama di un coltello lungo
il bordo e con un’azione rapida e decisa sformarlo sul piatto da portata.
E’ cremoso, morbido e avvolgente come una tazzina di caffè.
Da quando ce lo siamo pappato a casa di Laura, l'ho aspettato per rifarlo per benino ... davvero troppo buono!!!
RispondiEliminaHo pensato a te Sabrina.....ma anche a Marina che in barba alla dieta l'ha pappato con gusto.
EliminaEcco la donna che l'ha pappato con gusto ! Ma guarda te, non ci si può rilassare e già sono l'oggetto del gossip !! E sono ancora a dieta....ma il dolce è nel forno in questo momento :) E mi marito che si lamenta del fatto che dovrà aspettare solo domani...
EliminaLo sapevo che lo avresti provato, sento ancora nelle orecchie i mugolii di piacere mentre lo assasopravi....in barba alla dieta :P:P:P.....fammi sapere come è venuto. Un abbraccio.
EliminaSabrina mi ha tolto le parole di bocca...troppo buono ..! Ora che abbiamo la ricetta il caffé dopo pranzo lo prenderemo in forchetta!! :-)
RispondiEliminaCiao bella gambetta!
Laura
Ciao bella Lauretta.
EliminaOddio che meraviglia questo caffè in forchetta.. il dessert perfetto a fine pasto! Te lo copierò di sicuro!
RispondiEliminaBentornata nel mondo dei bipedi, e capisco bene il disincanto della fine di tutti quei piccoli grandi favori così carini.. sigh
Sono felice di essere di nuovo (quasi) bipede e sì adoravo essere coccolata.....come mi ero abituata bene. :P
EliminaE' un pò quando aspetti un pargolo: sei in uno stato di grazie e niente e nessuno può rifiutarti niente :))
RispondiEliminaQuanto alle nonne, ho avuto le mie per un bel pò e molti ricordi, culinari e non, sono legate a loro
Questo dolce è proprio coccoloso come avere di fianco la propria nonna e poterla ancora abbracciare
Ciao Isabel
Magari Isabel, io le nonne le ho davvero cercate in tutte le figure femminili un pò agèe che ho incontrato e non sai quanto vorrei avere dei ricordi. Un bacio.
EliminaUn dolce confortante come i ricordi legati alle nostre nonne conosciute o immaginate!
RispondiElimina...ps.da fare a razzo!
Una delle robe più buone mangiate negli ultimi tempi. E si che io non bevo caffè. Sono qui perché mi sto riscrivendo la ricetta per farlo ben presto. Baci tesoro.
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