venerdì 6 marzo 2015

Caffè in forchetta




Quando mi sono rotta il piede, ho passato il primo giorno a disperarmi per non sapere come avrei fatto a fare tutto, poi, grazie all’aiuto di molte persone, gli appuntamenti del nanetto con la scuola e quelli sportivi si sono sistemati e io mi sono ritrovata con molto più tempo libero e una gamba ingessata da trascinare sulle scale e intorno casa. Se all’inizio, non avere il controllo è disarmante, con il tempo ti abitui così bene che, ritornare alla normalità, diventa faticoso. 



In un mese e mezzo il mio cervello si è abituato a pensare con la gamba destra e io ho sviluppato tecniche circensi per salire e scendere le scale, stirare, rifare il letto e cucinare, nonché fare il bagno, vestirmi, inseguire il cane scappato, sistemare le piante e tanto altro. Non mi sono fatta mancare niente: uscite con le amiche, cene al ristorante, viaggio a Rimini, corsi di fotografia a casa di Laura, ricette per il blog e l’MTC, impegni da rappresentante di classe e shopping (online). 

In un certo senso, essendo quella con la gamba ingessata, “godevo” di certi piccoli favori e di attenzioni che non ho sempre nelle vita normale e, mi sono talmente abituata che, una volta tolto il gesso, la felicità di aver ripreso la mia autonomia, di guidare di nuovo, di gestire i miei impegni come volevo, si è scontrata con il disincanto. Ora sono esattamente in quel limbo di chi non ha più l’impedimento ma, ancora non è tornata del tutto come prima perché zoppico e il piede fa male ma, è in grado di fare ciò che faceva prima e perciò deve pedalare. Non che voglia lamentarmi, per carità, è sono una riflessione che faccio con me stessa (più o meno) su come adattarsi ai cambiamenti sia comunque impegnativo, di come ogni volta che si pensa di non farcela poi ritrovi delle energie che non sapevi di avere. Fermarmi per un po’ mi è servito per vedere la vita intorno da un altro punto di vista, ora però è tempo di ricominciare a camminare e non solo in senso fisico. 


Quello che proprio non mi ha mai abbandonato in tutto questo periodo è stata la voglia di cucinare e, appena ho capito come poterlo fare, ho subito ricominciato, con buona pace di Giovanni Rana. Una sedia da ufficio, di quelle con le ruote e via a sfrecciare tra il piano cottura, il frigo e la dispensa. 

La ricetta oggi è di quelle da incorniciare perché è la ricetta di una nonna, di quelle scritte a mano su un quadernino, di quelle senza dosi precise, di quelle tramandate in famiglia. Ogni volta che pronuncio la parola nonna scatta in me, in automatico, una sorta di tenerezza mista a malinconia di chi le sue nonne non le ha mai conosciute ma che le ha cercate sempre in quelle degli altri. Per me nonna significa dolcezza, quella che mia mamma mi ha trasmesso parlandomi delle mie. Non le ho conosciute ma in qualche modo le sento dentro.


La nonna in questione è quella della mia amica Anna che gentilmente, e non senza insistenza da parte mia, ogni tanto mi regala una ricetta. Questa del caffè in forchetta me l’ha data per ben 3 volte perché, ogni volta, la perdevo e come un canetto bastonato tornavo a chiederla di nuovo, poi non trovavo lo stampo giusto, poi non trovavo l’ispirazione e non la facevo mai……. Fino ad oggi. Ammetto di aver sbagliato, dovevo farla prima e ora che l’ho provata sarà un dolce che proporrò spesso. Alla ricetta originale ho aggiunto 2 cucchiai in più per dolcificare il caffè che altrimenti rimaneva troppo amaro per me.

Il set della foto è quello di casa Adani, il caffè in forchetta modello per un suo corso e, con buona pace di tutti….sbranato a merenda…



Caffè 3 macchinette da 6 tazzine
Uova 8
Zucchero 8 cucchiai +2 per il caffè + 2 per il caramello

Preparare il caffè e lasciar raffreddare.
In uno stampo di alluminio versare 2/3 cucchiai di zucchero poi con l’aiuto di uno spargifiamma mettere sul fornello e aspettare che lo zucchero si sciolga a formare il caramello. Far roteare lo stampo e spargere bene.

Lavorare le uova con 8 cucchiai di zucchero, poi aggiungere il caffè e trasferire tutto nello stampo. Il caffè deve essere freddo, al massimo tiepido per non cuocere le uova lavorate con lo zucchero.
Cuocere a bagnomaria. Porre una pentola (verificare le misure adatte prima) con l’acqua nel forno e accenderlo a 180°C. Inserire lo stampo con il budino quando il forno è caldo per circa 40 minuti. Consiglio di verificare con uno stecchino già verso i 30 minuti. Quando lo stecchino risulterà pulito il budino è pronto.

Questo è un passaggio delicato perché se il budino sarà troppo cotto inizierà a fare delle bolle e si asciugherà mentre, se non è cotto abbastanza, al momento dell’impiattamento crollerà sul piatto da portata.

Appena sfornato metterlo a raffreddare in acqua fredda, bastano due dita. Una volta raffreddato metterlo in frigo per qualche ora, meglio il giorno prima.

Al momento di servire passare la lama di un coltello lungo il bordo e con un’azione rapida e decisa sformarlo sul piatto da portata.
E’ cremoso, morbido e avvolgente come una tazzina di caffè.

12 commenti:

  1. Da quando ce lo siamo pappato a casa di Laura, l'ho aspettato per rifarlo per benino ... davvero troppo buono!!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ho pensato a te Sabrina.....ma anche a Marina che in barba alla dieta l'ha pappato con gusto.

      Elimina
    2. Ecco la donna che l'ha pappato con gusto ! Ma guarda te, non ci si può rilassare e già sono l'oggetto del gossip !! E sono ancora a dieta....ma il dolce è nel forno in questo momento :) E mi marito che si lamenta del fatto che dovrà aspettare solo domani...

      Elimina
    3. Lo sapevo che lo avresti provato, sento ancora nelle orecchie i mugolii di piacere mentre lo assasopravi....in barba alla dieta :P:P:P.....fammi sapere come è venuto. Un abbraccio.

      Elimina
  2. Sabrina mi ha tolto le parole di bocca...troppo buono ..! Ora che abbiamo la ricetta il caffé dopo pranzo lo prenderemo in forchetta!! :-)
    Ciao bella gambetta!
    Laura

    RispondiElimina
  3. Oddio che meraviglia questo caffè in forchetta.. il dessert perfetto a fine pasto! Te lo copierò di sicuro!
    Bentornata nel mondo dei bipedi, e capisco bene il disincanto della fine di tutti quei piccoli grandi favori così carini.. sigh

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono felice di essere di nuovo (quasi) bipede e sì adoravo essere coccolata.....come mi ero abituata bene. :P

      Elimina
  4. E' un pò quando aspetti un pargolo: sei in uno stato di grazie e niente e nessuno può rifiutarti niente :))
    Quanto alle nonne, ho avuto le mie per un bel pò e molti ricordi, culinari e non, sono legate a loro
    Questo dolce è proprio coccoloso come avere di fianco la propria nonna e poterla ancora abbracciare
    Ciao Isabel

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Magari Isabel, io le nonne le ho davvero cercate in tutte le figure femminili un pò agèe che ho incontrato e non sai quanto vorrei avere dei ricordi. Un bacio.

      Elimina
  5. Un dolce confortante come i ricordi legati alle nostre nonne conosciute o immaginate!
    ...ps.da fare a razzo!

    RispondiElimina
  6. Una delle robe più buone mangiate negli ultimi tempi. E si che io non bevo caffè. Sono qui perché mi sto riscrivendo la ricetta per farlo ben presto. Baci tesoro.

    RispondiElimina