Ho scoperto a mie spese
che, quando tutte le energie sono concentrate a sopportare il dolore, il
cervello allontana ciò che ritiene non necessario. Il mese scorso mi sono
sottoposta a una piccola operazione per la quale ero in lista da anni che
tuttavia ha un postoperatorio piuttosto difficile, in più, un paio di
imprevisti hanno allungato la convalescenza, rendendola molto dolorosa e
costringendomi a letto per settimane. In questo periodo sono riuscita solo a
leggere mentre tutto il resto ha fatto un passo indietro. Appena mi sono ripresa
ho capito di aver dimenticato molte cose come se la mia mente avesse resettato
il superfluo, in modo del tutto arbitrario per giunta. Il pin del bancomat
perso nei meandri neuronali, ho dovuto rifarlo, non c’è stato verso di
ricordarlo, eppure lo digitavo quasi tutti i giorni. Indirizzi mail, gestione
degli impegni presi, tutto sfocato. Ho fatto fatica a riprendere le fila della
lista dei doveri.
Mettermi a cucinare per
l’MTC era uno di quelli. La seconda lezione della scuola verteva sulla cotura della pasta
secca e la sua mantecatura con sughi cotti e sughi crudi.
Una prova classica con la
cacio e pepe e una prova creativa. La prima non la faccio quasi mai perché il
marito non ama i formaggi e passare l’esame con una prof. come Greta De Meo mi inquieta
notevolmente. Una mantecatura a prova di pecorino, una fotografia rapida in
modo da non far asciugare la pasta e riuscire a fare una foto decente con della
pasta bianca erano tutte ansie da prestazione.
Seguendo le dispense
della prof. è stato come essere portati per mano, il gusto era ottimo e il
consorte non ha protestato. Per non far aspettare il sughetto ho scattato le foto con il cellulare, mi sono pentita ma ormai la cocio e pepe era finita.
Dalle dispense si legge che la
Cacio e pepe è un monumento nazionale che nasce povera, dalle bisacce dei
pastori durante la transumanza, quando il guanciale era finito e del cacio
stagionato rimaneva quasi solo la crosta. E’ una ricetta con soli tre
ingredienti ma non è facile, anzi, nasconde molte insidie. L’importante è
partire con ingredienti scelti di ottima qualità.
La pasta va cotta in
abbondante acqua poco salata, 4 massimo 5 g di sale per litro d’acqua.
Il pecorino deve essere
rigorosamente romano e stagionato, almeno 12 mesi, pecorini poco stagionati non
reggono le temperature e tendono a fare il filo, ad aggrumarsi ed
inevitabilmente a diventare un tutt’uno con la pasta. Il pecorino va lavorato a
temperatura ambiente.
Il calore deve sciogliere il
formaggio poco alla volta, grattugiarlo finemente aiuterà a scioglierlo completamente
ed eviterà grumi di formaggio non sciolto. Vi servirà una frusta e un mestolo
ed una bastardella d’acciaio, lavorate il formaggio fino a renderlo una crema
aggiungendo poca acqua per volta, anche qui attenzione, questo è un momento
molto delicato continuate a mescolare e tenete in caldo. Questa operazione va
fatta assolutamente al momento, non è possibile preparare prima la crema e
lasciarla in attesa, si separerà e il grasso affiorerà in superficie, la cacio
e pepe è la regina delle paste espresse.
Il pepe è quello nero,
scegliete un pepe buono, Il pepe va pestato al momento, possibilmente a
mortaio, ma va bene anche un macina pepe, la cosa importante è non macinarlo
troppo sottile, la cacio e pepe chiama un pepe grossolano.
Ingredienti: per 4 persone
Attrezzatura:
una pentola capiente per
bollire la pasta
Una padella per mantecare
Una bastardella d’acciaio
Una pinza
Una frusta
400 g di spaghetti
120 g di pecorino romano stagionato
grattugiato fino
Pepe nero a mulinello
Lessate la pasta in abbondante
acqua, poco salata. Mentre la pasta cuoce sciogliete il formaggio in una
ciotola aiutandovi con una frusta, aggiungendo poca acqua per volta, fino ad
ottenere una crema, tenete in caldo.
Tirate su la pasta 3 minuti
prima del punto di dente e continuate la cottura nella padella con un filo
d’olio, il pepe e abbastanza acqua per permettere la cottura. Fate riprendere
calore sempre mescolando e agitando la pasta nella padella così da creare
un’emulsione tra amidi e grasso, continuate fino ad arrivare a cottura. Fuori
dal fuoco e lontano dal fornello caldo aggiungete velocemente la crema di
pecorino, saltate la pasta velocemente e servite fumante, la cacio e pepe non
può aspettare. Aggiungete un altro pizzico di pepe sul piatto prima di servire
con questa ricetta partecipo alla seconda lezione dell'Mtc S-cool
Annarita carissima, mi dispiace di leggere della tua lunga e dolorosa convalescenza, non sapevo niente. Spero che il peggio sia passato e che la strada verso la completa guarigione sia finalmente in discesa.
RispondiEliminaIntanto questa Cacio e Pepe mi sembra un ottimo sintomo... 😋
Un abbraccio .
Cara Mapi, grazie. Sai che non sono riuscita neanche a andare in Garfagnana? però ora va molto meglio, ci sono stati degli intoppi ma ora sono passati.
EliminaCara Annarita, ti auguro una guarigione molto veloce, che tutto torna come prima. Un caro abbraccio dalla Germania !
RispondiEliminaCiao Ursula cara, tu come stai? io ora molto meglio grazie. Spero di rivederti un giorno.
Eliminanemmeno io sapevo niente dei tuoi problemi, spero si siano risolti e che tu stia meglio. Come te sono reduce da un riposo forzato e ora ho altri piccoli problemi che mi rendono difficile la normalità, ma passerà. La tua cacio e pepe è bellissima! Qui, profondo nord, il pecorino in genere non è molto apprezzato, se non sporadicamente ma la scuola è la scuola e quindi il dovere chiama!
RispondiEliminaLo so che tu hai avuto la gamba rotta, per la seconda volta se non sbaglio, basta avere pazienza dai. Sto meglio ora e tutto si recupera. Grazie.
EliminaCara Annarita, spero che adesso tutto si sia risolto...nulla di grave mi auguro. Un grande abbraccio 😘
RispondiEliminaNulla di grave Marina solo rogne. Un abbraccio a te.
EliminaPer fortuna, ti troviamo adesso in perfetta forma (so, passo passo cos'è stato quest'ultimo mese) la tua cacio e pepe è cremosissima tanto che l'ha mangiata pure Michele, tutto sta tornando a posto! Un abbraccio!
RispondiEliminaBeh tu mi hai seguito passo passo con tanto di racconti quotidiani, povera Sabrina. Gli ometti l'hanno spolverata senza fiatare.
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