La cucina è sempre stata il cuore della casa, quel luogo
dove si svolgevano tutte le attività di famiglia, dove mia madre cucinava,
riceveva le amiche per il caffè o preparava il thè allo zio Luigi , dove noi
figli facevamo i compiti o guardavamo i cartoni animati mentre lei ci preparava la merenda.
Il luogo delle chiacchiere, del caos, del gatto sulla sedia, delle confidenze,
delle lacrime o delle discussioni infinite guardando la televisione. Musi lunghi,
risate, nipoti che muovono i primi passi, i gesti lenti e ripetuti di mia mamma
che lavora a maglia, lei stanca che si appisola con la testa sul tavolo. Le
partite ascoltate alla radio, il parlare affacciati alla finestra, la domenica
a pranzo, la prima volta che il fidanzato è venuto a cena, ogni singolo ricordo
ha avuto a che fare con quella stanza calda e un po’ magica.
E’ sempre stato il regno indiscusso di mia madre, lei decideva, e lo fa ancora, cosa e come farlo. Non ho mai potuto cucinare senza prima chiederle il permesso o invitare un’amica senza prima ricevere la sua approvazione. Mio papà invece è sempre stato il primo ad entrare ma solo quando lei chiama per il pranzo, qualunque cosa stia facendo, appena mia madre pronuncia le magiche paroline “E' pronto” lui molla tutto e si precipita, altrimenti non si fa vedere molto. Fino a qualche tempo fa non si faceva nemmeno il caffè, ora è più collaborativo ma, i suoi svaghi erano e sono altrove: la pittura, le monete, i francobolli, la storia, l’archeologia non prevedevano certo quell’ala della casa.
E’ sempre stato il regno indiscusso di mia madre, lei decideva, e lo fa ancora, cosa e come farlo. Non ho mai potuto cucinare senza prima chiederle il permesso o invitare un’amica senza prima ricevere la sua approvazione. Mio papà invece è sempre stato il primo ad entrare ma solo quando lei chiama per il pranzo, qualunque cosa stia facendo, appena mia madre pronuncia le magiche paroline “E' pronto” lui molla tutto e si precipita, altrimenti non si fa vedere molto. Fino a qualche tempo fa non si faceva nemmeno il caffè, ora è più collaborativo ma, i suoi svaghi erano e sono altrove: la pittura, le monete, i francobolli, la storia, l’archeologia non prevedevano certo quell’ala della casa.
L’unica eccezione era quando mia mamma decideva di fare la polenta, quella era una questione da uomini e come tale riguardava anche mio padre. Non ho mai ben capito il motivo, forse perché per sciogliere la farina di mais nell’acqua bollente e per “mestarla” ci vuole della forza o perché, solo chi non ha altri compiti, può stare davanti alla polenta fumante e controllare che non attacchi. La polenta riusciva a far entrare tutti in cucina e una volta pronta, essendo piatto unico permetteva di stare a tavola con calma senza doversi alzare per prendere altro.
La polenta “incagiata” è tipica della Garfagnana: polenta di formenton 8file grossolana e un ragù semplice alternati a strati e inondati di formaggio parmigiano. Si può mangiare così oppure aspettare che si raffreddi e tagliarla a fette, metterla in una teglia intervallandola con strati di emmentaler, una noce di burro e si inforna per sciogliere il formaggio e gratinare la superficie.
Farina di formenton 8 file
varietà rossa 300 g
Acqua 1lt e mezzo
Sale
Emmentaler
DOP 250 g
Parmigiano grattugiato
200 g
Burro 30 g
Per il ragù
Carne di
manzo 500 g
Concentrato
di pomodoro un vasetto da 125 g
Cipolla
Carota
Sedano
Vino
Olio
Sale
Fare il soffritto con
le verdure sminuzzate, poi aggiungere la carne di manzo tritata e rosolarla per
alcuni minuti. Si può aggiungere un pochino di vino rosso per dare un po’ di
profumo. Aggiungere il concentrato di pomodoro, aggiustare di sale e pepe poi
far cuocere per almeno un’ora.
Far
bollire l’acqua salata in una pentola alta. Togliere dal fuoco, versare la
farina di mais e mescolare velocemente per non formare dei grumi. Rimettere a
fuoco basso e cuocere per circa20 minuti
In una teglia versare uno strato di polenta ancora calda,
uno di ragù e una spolverata di parmigiano. Continuare gli strati fino al
termine dei preparati con ragù e parmigiano. Lasciar raffreddare. Ungere una
teglia e adagiarvi la polenta incagiata a fette alternandole a fette di
Emmentaler DOP. Mettere sulla superficie 2/3 noci di burro e infornare a 200°C
C fino a doratura (circa 15/20 minuti).
con questa ricetta partecipo al contest organizzato da Teresa di Peperoni e Patate in collaborazione con Formaggi Svizzeri:
con questa ricetta partecipo al contest organizzato da Teresa di Peperoni e Patate in collaborazione con Formaggi Svizzeri:
bellissima la tua polenta incagiata e il tuo racconto di vita...
RispondiEliminaattraverso il tuo racconnto ti ho vista...
complimenti!
La cucina dei miei bisonni è sempre stato un luogo magico e fuori dal tempo. La Garfagnana mi manca anche per questo.
RispondiEliminaE' davvero deliziosa la tua polenta preparata così e ne mangerei davvero un piatto dopo l'altro :)
Ciao Isabel
Il modo in cui descrivi vecchi ricordi e tradizioni regala l'illusione di averle vissute anche a noi! Polenta dei ricordi...x questo ancora + preziosa! Un abbraccio!
RispondiEliminaChe belli i tuoi ricordi famigliari legati alla cucina, la stanza della casa che ha sempre un cuore grande, e che meraviglia la tua polenta incagiata, che non conoscevo, ma è che totalmente nelle mie corde :)
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